sabato 26 novembre 2011

Dieci a...qualche ora del mattino


musica- regina spektor - genius next door (ascolta mentre leggi)
fotografia - gp - firenze santa maria del fiore


Calca. facce che fumano. è il freddo.

Corpi che spingono. è l'ansia da è-arrivato-il-treno-non-perdiamolo. che poi il treno è lì. fermo. e solitamente mi insegnano che aspetta che tutti siano saliti. Però fa freddo e forse è quello il motivo delle gomitate che ci si scambia in quei momenti. Mi accorgo tra l'altro che non posso farne a meno. Sono talmente compresso che anche se non mi muovessi sarei costretto a scontrarmi. Costretto dal posto e dal momento. spazio e tempo costringenti. Disagio. Disagio che ritorna ogni volta. come questa.

L'alba. è lei che mi accompagna in stazione. L'alba e le mani fredde.

Partenza confusa. è il sonno, data l'ora. L'ora che ho visto prima di addormentarmi, non quella che mi incrociava col treno sul primo binario per Roma.

Bianco. è la brina.Mentre lasci la città nell'autunno profondo scopri che è tutto bianco. I tetti, i giardini, gli alberi. Dicono sia l'acqua che il freddo trattiene addosso alle cose.

Spengo la vista. è la nebbia. Pochi metri di terra dal binario e poi nient'altro. Tutto grigio. Solo. un. piccolo. sole. tiepido. giallo. rifratto. vicino all'orizzonte.

E parlare dei maiali e delle francesi. Coi loro nasi. Dirmi che dovrei dormire non è proprio quello che vorrei sentirmi dire. forse è ancora meglio.

Risveglio. è la voce che "Bologna centrale, siamo in arrivo a Bologna Centrale". Conto cinque gru. senza ali. Diciotto cartelli pubblicitari. Sei insegne luminose spente. tre palazzi bruttissimi. uno molto alto, molto bello, con una gru sulla cima. in costruzione penso. costruzioni..

Buongiorno signori. è il controllore, anzi la controllore. Che si scosta appena per far passare un paio di pantaloni coloratissimi sotto una maglia di cotone bianco e capelli biondi raccolti elegantemente. Preme il il pulsante della porta scorrevole e via...

Dimenticare le parole di una canzona che si sapeva a memoria. continuavi a cantarla. Aveva delle bellissime parole. Neanche ballandone i passi che improvvisavi a memoria ti tornano in mente. erano belle parole

All'improvviso felice. è Firenze

sabato 19 novembre 2011

dieci a mezzanotte


musica - jon hopkins - light through the veins (full) (ascolta)
foto - unknow, maybe..



Cinque gradi. Nebbia che si dissolve. Fuori fa freddo.
Apro la finestra. Alzo la zanzariera di un'estate fa. Passata, l'estate, come le zanzare, quando la zanzariera, la stessa di prima, la si dimenticava alzata.
Cielo azzurro chiaro. Disteso sul pavimento nella macchia di sole proiettata attraverso la finestra guardo fuori. Il sole bianco, al centro della cornice. Pochi istanti e poi devo chiudere gli occhi. Sento il caldo.
Il.    Sole.    E'.    Caldo.
Anche in inverno. Lo ricordo proprio ora, che l'aria è fredda e bagnata dall'umidità della notte. Disteso, occhi chiusi. Ascolto.
Penso anche.
Penso che sarebbe stato bello scivolare su un gradino invisibile.
Far ridere chi mi stava vedendo.
Rialzarsi con eleganza.
Sparire.
Sparire lasciando un piccolo segno su labbra appena arricciate all'insù... in un sorriso.
Un sorriso scoperto dagli occhi appena sopra quella bocca, proprio qualche momento dopo, nel riflesso di una vetrata. Così, per caso, senza ricordarne il motivo, di quel sorriso.
Mentre aspetto che la bambina finisca la corsa nel piccolo viale, sperando non attraversi la strada anche se non passa nessuno. Di solito.
Girerà a sinistra e poi...
E poi forse, se resta bambina, torna a sbirciare sporgendo appena la testa da dietro la siepe. Per vedere che succede qui.
I capelli che pendono di lato, la faccia obliqua per non farsi vedere, gli occhi grandi e un sorriso. Quello di prima