musica - mississipi isabel - king charles (ascolta mentre leggi)
fotografia - gp - rosolina mare foci, dell'adige - sony alpha 100 - f 5 t 1/40 ISO:400
sei solo quando accendi la luce di una abat-jour rossa sopra il comò. sei solo quando provi a pronunciare parole francesi. sei solo quando assaggi la lingua di un'altra persona. sei solo quando fai colazione il mattino presto con una leggera nebbia alla finestra. sei solo quando dipingi quadri che vorresti stupissero come quelli di Caravaggio. sei solo quando sei fermo in macchina per i carri di carnevale che occupano la strada una domenica in cui il carnevale è già finito. sei solo quando passeggi per le calli di Venezia, la magica Venezia. quando scopri che è sbocciato un fiore proprio della terra che ti passa vicino ogni giorno e che pensavi fosse sterile. sei solo quando ti sporchi. quando ti lavi. sei solo quando piove e vorresti continuasse fino ad annegare. quando nuoti nella piscina della tua città. quando passeggi per marciapiedi mai visti. sei solo quando le pubblicità dei manifesti ti disgustano. quando prepari da mangiare per gli ospiti. Sei solo quando lavi i piatti. quando ti addormenti in cucina. quando apri la finestra perchè entri un po' d'aria. sei solo quando qualcuno suona al tuo campanello. quando lo fai entrare. sei solo quando quando stai sul divano per ore senza sapere da quante, ore. sei solo quando guardi l'orologio, che non ti passa mai.
sei solo quando stai male.
sei solo quando cadi. quando corri. quando parti. quando vedi il più bel tramonto degli ultimi mesi. sei solo quando chiudi le tende. quando guardi qualcuno che ti sembra di conoscere, ma che non hai il coraggio di interrogare. sei solo a scuola. alla fermata dell'autobus mentre ascolti a tutto volume Rebel Rebel nelle cuffie. sei solo quando parli. quando ascolti la tua musica. sei solo quando sei ad un concerto con un casino di persone sudate attorno. alla gara più importante dell'anno. sei solo quando di anni ne hai già un bel po' e ti sembra impossibile di essere rimasto solo. sei solo, anche, quando sei solo. quando preghi. quando caghi. quando ti fai la barba. quando non hai voglia di farti la barba. sei solo quando stai baciando le tette più belle e ti ci vorresti aggrappare a quelle tette per un bel po'. sei solo quando perdi l'appiglio dell'arrampicata più difficile del mese. quando devi digerire. sei solo quando rutti. quando scappi. quando vedi un segnale di dare la precedenza. quando ascolti un disco dei Pearl Jam. sei solo quando fai colazione senza cereali ma con la spremuta. sei solo quando... quando sei solo che ti vengo a trovare? sei solo quando voli. Sei solo a Barcellona, Cambridge, Malmoe, Vienna, Londra, Firenze. sei solo di notte sul treno mentre ti raccontano la barzelletta più divertente degli ultimi anni..che è da un po' che non ti fanno ridere. sei solo quando guardi la tv. quando la tv ti guarda. sei solo quando sei al mare.
sei solo quando spari cazzate e tutti ridono. sei solo quando muore qualcuno in guerra e non sai ancora perchè. sei solo quando dici ovvietà da bar sport. sei solo quando le ovvietà da bar sport le trovi nelle trincee quotidiane della vita. sei solo quando leggi. quando navighi. quando partorisci, sei sola. quando cresci. quando impari a piegare le magliette. quando stiri. quando parli ad un pubblico adulto. quando fai meravigliare un bambino che ti ascolta come fossi il mago delle fiabe. sei solo quando studi il cerebellum di un topo di tre mesi. sei solo in mezzo agli eschimesi. sei solo quando arrivi a casa dopo due giorni, o forse ti senti solo.
sei solo anche quando..no non è vero, non sei solo quando sei..
domenica 26 febbraio 2012
mercoledì 18 gennaio 2012
mezzanotte e... una torta di mele
Niente.
Tutto bianco, abbacinante, senza colori. Non un odore, non un sapore.
Silenzio, da sempre, senza pause.
La pelle fredda non prova alcunché.
Si apre una porta. D'improvviso sento il rumore delle onde; guardo dentro e vedo l'azzurro del cielo che si specchia nell'acqua.
Entro e l'odore del mare mi arriva dritto in fronte e il sapore del sale mi ha già seccato le labbra. Posso toccare l'acqua che il vento mi porta sulla faccia a piccoli spruzzi, emulsione di luce aria acqua sale sole. Lei.
I primi passi e le orme sulla sabbia lo urlano chiaro. Prendo tempo, gioco con una conchiglia distratto e attento al ritmo del mare. Attento. distratto. distratto. attento. Ascolto le poche parole che escono a fatica dalla sua bocca, per capire dove va tutta questa acqua. Questo mare che mi piace parecchio senza sapere il motivo, forse perchè non riesco a conoscerlo. Pochi scambi di battute vaghi accompagnano il suono del vento tra gli scogli che affiorano. Tutto si confonde e sembra svanire con le impronte veloci e fitte di granchi dispersi dalla tempesta.
Sto per perdere di nuovo. Perdere?
Perchè quando vuoi tenere per te il mare devi evitare di commetter lo sbaglio più grande: cercare di prenderlo con la mano e stringerlo forte per imprigionarlo. Tenerlo lì con te. Ti accorgi che più stringi il pugno, più l'acqua scappa da ogni parte e soltanto il salmastro resta nel tuo palmo a ricordarti quanto bello poteva essere e invece non è stato. Puoi solo leccarlo per farlo sparire nella gola.
Nel mare ti puoi tutt'al più immergere. Se lo vuoi con te devi spogliarti e incamminarti contro le onde. Bagnarti.
Partendo dai piedi, passando alle gambe. Abbassi le mani per entrarci con le dita. Avanzi. La pancia e il petto fanno fatica ad accettare il freddo. Il cuore accelera e qualcosa ti dice, se ascolti. Alla fine il collo, la testa, i capelli e tutto. Solo allora il mare è con te. O meglio, tu sei con il mare.
Partendo dai piedi, passando alle gambe. Abbassi le mani per entrarci con le dita. Avanzi. La pancia e il petto fanno fatica ad accettare il freddo. Il cuore accelera e qualcosa ti dice, se ascolti. Alla fine il collo, la testa, i capelli e tutto. Solo allora il mare è con te. O meglio, tu sei con il mare.
Ti ci puoi buttare anche all'improvviso con una corsa alzando bene le ginocchia per arrivare prima possibile dove l'acqua è alta abbastanza per tuffarti. Senza pensare, d'un tratto, inventando una traiettoria.
Il modo per starci lo puoi scegliere, forse. Ma non cercare di prenderlo. Il mare.
Amare è la più bella delle debolezze
E anche il modo peggiore di cadere
all'infinito dall'alto di una muraglia
Di perdere l'equilibrio quando si è
appollaiati in cima ad una scala per
cambiare
una lampadina.
Tahar Ben Lelloun, Cinquanta paradossi
venerdì 6 gennaio 2012
dieci a qualche ora di qualche cosa che forse finisce e forse inizia
musica - jonsi - tornado (ascolta e leggi il testo se hai voglia)
fotografia - gp - dalla finestra di camera mia - d90 f/4 t:1/400 ISO:200
Se ne hai una sola, tanto vale vederla nel modo migliore. Una sola cosa? Vediamo...
- tavoletta di cioccolato
- lista della spesa
- possibilità di inciampare
- calza con dentro il piede da accarezzare
- bottiglia di vino
- bocca che sbadiglia
- pausa tè mai bevuto
- luce dei lampioni
- finestra per guardarti
- voglia di rivederti
Passeggiare in una galleria del centro. Guardare avanti, dritto, un punto fisso. Vedere volti, avanzare. Guardare avanti e vedere volti. Non guardare volti e vedere avanti. Così per scelta. Per restare estranei. Capelli scuri di donne alte. Guinzagli con cani stanchi. Berretti calati su fronti sorridenti. Le feste aiutano a distendere: visi, rughe, rapporti, tovaglie dismesse dall'anno prima. Cammino e sorrido. Penso che dietro di me non lascio niente. Mi giro. Invece no, qualcosa dietro c'è. Ci sono persone che scommetto sorridenti anche se posso vedere solo capelli o cappucci pelosi o berretti scuri o sciarpe colorate. Soffro il non poter dire la mia a chi mi vuole evitare. Forse c'è un tempo per stare zitti, in disparte, al freddo del distacco. Fino a quando non passa l'inverno. Che non vuol dire stare lì fermi ad aspettare. Vuol dire che bisogna mettersi a saltare sul letto ed essere felici. Saltare di gioia proprio sopra il materasso...
Scusate mi hanno detto che bisogna saltare sul tappeto davanti allo specchio non sopra il materasso...scusate.
finito il tempo. un nuovo giorno.
nuova notte. buona
fotografia - gp - dalla finestra di camera mia - d90 f/4 t:1/400 ISO:200
Se ne hai una sola, tanto vale vederla nel modo migliore. Una sola cosa? Vediamo...
- tavoletta di cioccolato
- lista della spesa
- possibilità di inciampare
- calza con dentro il piede da accarezzare
- bottiglia di vino
- bocca che sbadiglia
- pausa tè mai bevuto
- luce dei lampioni
- finestra per guardarti
- voglia di rivederti
Passeggiare in una galleria del centro. Guardare avanti, dritto, un punto fisso. Vedere volti, avanzare. Guardare avanti e vedere volti. Non guardare volti e vedere avanti. Così per scelta. Per restare estranei. Capelli scuri di donne alte. Guinzagli con cani stanchi. Berretti calati su fronti sorridenti. Le feste aiutano a distendere: visi, rughe, rapporti, tovaglie dismesse dall'anno prima. Cammino e sorrido. Penso che dietro di me non lascio niente. Mi giro. Invece no, qualcosa dietro c'è. Ci sono persone che scommetto sorridenti anche se posso vedere solo capelli o cappucci pelosi o berretti scuri o sciarpe colorate. Soffro il non poter dire la mia a chi mi vuole evitare. Forse c'è un tempo per stare zitti, in disparte, al freddo del distacco. Fino a quando non passa l'inverno. Che non vuol dire stare lì fermi ad aspettare. Vuol dire che bisogna mettersi a saltare sul letto ed essere felici. Saltare di gioia proprio sopra il materasso...
Scusate mi hanno detto che bisogna saltare sul tappeto davanti allo specchio non sopra il materasso...scusate.
finito il tempo. un nuovo giorno.
nuova notte. buona
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dieci a mezzanotte,
sensi,
vita vissuta
sabato 26 novembre 2011
Dieci a...qualche ora del mattino
musica- regina spektor - genius next door (ascolta mentre leggi)
fotografia - gp - firenze santa maria del fiore
Calca. facce che fumano. è il freddo.
Corpi che spingono. è l'ansia da è-arrivato-il-treno-non-perdiamolo. che poi il treno è lì. fermo. e solitamente mi insegnano che aspetta che tutti siano saliti. Però fa freddo e forse è quello il motivo delle gomitate che ci si scambia in quei momenti. Mi accorgo tra l'altro che non posso farne a meno. Sono talmente compresso che anche se non mi muovessi sarei costretto a scontrarmi. Costretto dal posto e dal momento. spazio e tempo costringenti. Disagio. Disagio che ritorna ogni volta. come questa.
L'alba. è lei che mi accompagna in stazione. L'alba e le mani fredde.
Partenza confusa. è il sonno, data l'ora. L'ora che ho visto prima di addormentarmi, non quella che mi incrociava col treno sul primo binario per Roma.
Bianco. è la brina.Mentre lasci la città nell'autunno profondo scopri che è tutto bianco. I tetti, i giardini, gli alberi. Dicono sia l'acqua che il freddo trattiene addosso alle cose.
Spengo la vista. è la nebbia. Pochi metri di terra dal binario e poi nient'altro. Tutto grigio. Solo. un. piccolo. sole. tiepido. giallo. rifratto. vicino all'orizzonte.
E parlare dei maiali e delle francesi. Coi loro nasi. Dirmi che dovrei dormire non è proprio quello che vorrei sentirmi dire. forse è ancora meglio.
Risveglio. è la voce che "Bologna centrale, siamo in arrivo a Bologna Centrale". Conto cinque gru. senza ali. Diciotto cartelli pubblicitari. Sei insegne luminose spente. tre palazzi bruttissimi. uno molto alto, molto bello, con una gru sulla cima. in costruzione penso. costruzioni..
Buongiorno signori. è il controllore, anzi la controllore. Che si scosta appena per far passare un paio di pantaloni coloratissimi sotto una maglia di cotone bianco e capelli biondi raccolti elegantemente. Preme il il pulsante della porta scorrevole e via...
Dimenticare le parole di una canzona che si sapeva a memoria. continuavi a cantarla. Aveva delle bellissime parole. Neanche ballandone i passi che improvvisavi a memoria ti tornano in mente. erano belle parole
All'improvviso felice. è Firenze
sabato 19 novembre 2011
dieci a mezzanotte
musica - jon hopkins - light through the veins (full) (ascolta)
foto - unknow, maybe..
Cinque gradi. Nebbia che si dissolve. Fuori fa freddo.
Apro la finestra. Alzo la zanzariera di un'estate fa. Passata, l'estate, come le zanzare, quando la zanzariera, la stessa di prima, la si dimenticava alzata.
Cielo azzurro chiaro. Disteso sul pavimento nella macchia di sole proiettata attraverso la finestra guardo fuori. Il sole bianco, al centro della cornice. Pochi istanti e poi devo chiudere gli occhi. Sento il caldo.
Il. Sole. E'. Caldo.
Anche in inverno. Lo ricordo proprio ora, che l'aria è fredda e bagnata dall'umidità della notte. Disteso, occhi chiusi. Ascolto.
Penso anche.
Penso che sarebbe stato bello scivolare su un gradino invisibile.
Far ridere chi mi stava vedendo.
Rialzarsi con eleganza.
Sparire.
Sparire lasciando un piccolo segno su labbra appena arricciate all'insù... in un sorriso.
Un sorriso scoperto dagli occhi appena sopra quella bocca, proprio qualche momento dopo, nel riflesso di una vetrata. Così, per caso, senza ricordarne il motivo, di quel sorriso.
Mentre aspetto che la bambina finisca la corsa nel piccolo viale, sperando non attraversi la strada anche se non passa nessuno. Di solito.
Girerà a sinistra e poi...
E poi forse, se resta bambina, torna a sbirciare sporgendo appena la testa da dietro la siepe. Per vedere che succede qui.
I capelli che pendono di lato, la faccia obliqua per non farsi vedere, gli occhi grandi e un sorriso. Quello di prima
domenica 25 settembre 2011
dieci a mezzanotte
Musica - gold panda - lucky shiner (ascolta mentre leggi)
Fotografia - gpasini - lanciano, nocera umbra, agriturismo la torre di lanciano
Fotografia - gpasini - lanciano, nocera umbra, agriturismo la torre di lanciano
Giannelli Enrico. Tutto un po' in discesa. Seduto. Che sembra di avanzare, scivolare, anche se di poco appena. Abbaia e risale di corsa senza far fatica. Lasciandosi dietro un leggero alone odoroso di polvere che confonde la terra con la poca erba rimasta verde. Di un verde bruciato. Lanzani Alessandra! Mi lecca la mano e si siede di fianco. Ma come cazzo fai a non annoiarti mai? Ad essere sempre contento solo perchè ti porto a pisciare su qualche albero? magari è perchè sono alberi sempre nuovi che non avevi mai annusato, che ti sembra di conquistare il mondo? Mi guarda ancora più felice perchè gli sto parlando, penso. Tamburello una decina di volte le mie dita sulla sua schiena pelosa.
Maggioli Silvia. Maggioli Silvia (ripete). Mi alzo di scatto e corro in discesa per cercare di allontanarmi d di fregarlo, ma dopo due metri mi è già davanti a far festa con la bocca spalancata. Il vantaggio di avere quattro zampe. Rossetto Caterina... che per altro ha una bella camicia bianca sbottonata. Aperta.
Passeggiamo uno di fianco all'altro con il caldo che ancora rimane attaccato a questa estate che sta per finire. come l'erba appena tagliata appiccicata alla maglie di chi si è sdraiato su un bel prato regolare, forse un po' troppo se non fosse proprio per quei fili. Appesi. A maglie bianche, gialle grigie, rosse, blu, arancio...
Che poi se hai sempre quest'aria felice vuol dire che non ti rendi nemmeno conto che sei felice! Hai capito? Ragionamento insulso dici? Però è logico, magari di una logica debole, ma sempre logica. Se non ti sei mai tagliato il pelo come puoi sapere come stai senza? Sei perplesso eh? Ecco è già qualcosa.
Vian Andrea. Vian Andrea (ripete).
Mi sono sempre stati sul culo gli appelli. Chiamare per nome chi non conosci. E questo passi, ma fregarsene anche della faccia che ha...e in realtà prima ancora del nome! Ma che minchiate sto dicendo? Dai leccami la mano che torniamo a ...
domenica 4 settembre 2011
dieci a mezzanotte
Fotografia - gp - firenze ponte a santa trinità - nikon d90 f 4.8 t 1/13 iso 800
Musica - nicolas jaar - time for us (ascolta mentre leggi io ascoltavo mentre scrivevo)
Parlez-vous francais? Non bene in realtà, ma con qualche parola provo a riempire il tempo senza abbassare di troppo la sua attenzione. Fino a quando non capisco che parlare a volte non è necessario. Metto il dito -indice- davanti alle labbra e il guinzaglio del mio cane nella sua mano, come a dire: seguiamo lui, che il francese lo sa. Un peu...
Contento, con la lingua di fuori sulla destra, parte strisciando appena il pelo sui suoi jeans puliti per far capire chi fa parte del suo branco. Il braccio si allunga, ora è l'estensione del guinzaglio rosso che non stona per niente con la camicia azzurra, larga e con i polsini sbottonati. La gente ci guarda distratta, non si accorge che non ci conosciamo per niente eppure stiamo camminando come fosse la cosa più normale del mondo. Come fanno?
Metto le mani in tasca in cerca di non so che e trovo: a destra monetine, un pezzo di carta -per occupare la mente lo immagino scontrino-, e quel po' di peluria arrotolata di tessuto che trovi sempre nelle tasche quando fai le lavatrici e controlli prima -non sempre ovvio- per non lavare qualcosa di importante che è meglio resti sporco. A sinistra un elastico e la solita peluria da tasca.
Tolgo l'elastico dalla tasca, ci gioco un poco mentre vedo la sera avanzare, due vecchi seduti vicini su una panchina verde, un cestino stracolmo di rifiuti, una fila di lampioni accesi, i suoi sandali pestare una foglia secca, due macchine partire al verde del semaforo, l'aria che si rinforza e fa appiccicare la camicia alla sua figura, una finestra aperta con una lampada accesa tra molte altre finestre chiuse, un sorriso poco marcato ma convinto, il mio cane contento come la prima volta che vide il mare.
Forse sono solo io contento e vedo tutto filtrato.
Mi fa capire che vorrebbe fermarsi a bere qualcosa...Va bene, dico, e penso subito a dove andare.
Dopo il bicchiere si riempie, piano, di vino rosso che balla appena sulla superficie concava. L'odore è buono e piace ad entrambi che perdiamo ancora qualche secondo a ridere e annusare...rider-annusare-ridere-annusare.
Inizio col raccontare la pubblicità della nike che ho visto qualche giorno fa e diceva:
YESTERDAY YOU SAID TOMORROW
e le regalo l'elastico
finito il tempo. nuovo giorno. nuova notte
buona
Musica - nicolas jaar - time for us (ascolta mentre leggi io ascoltavo mentre scrivevo)
Parlez-vous francais? Non bene in realtà, ma con qualche parola provo a riempire il tempo senza abbassare di troppo la sua attenzione. Fino a quando non capisco che parlare a volte non è necessario. Metto il dito -indice- davanti alle labbra e il guinzaglio del mio cane nella sua mano, come a dire: seguiamo lui, che il francese lo sa. Un peu...
Contento, con la lingua di fuori sulla destra, parte strisciando appena il pelo sui suoi jeans puliti per far capire chi fa parte del suo branco. Il braccio si allunga, ora è l'estensione del guinzaglio rosso che non stona per niente con la camicia azzurra, larga e con i polsini sbottonati. La gente ci guarda distratta, non si accorge che non ci conosciamo per niente eppure stiamo camminando come fosse la cosa più normale del mondo. Come fanno?
Metto le mani in tasca in cerca di non so che e trovo: a destra monetine, un pezzo di carta -per occupare la mente lo immagino scontrino-, e quel po' di peluria arrotolata di tessuto che trovi sempre nelle tasche quando fai le lavatrici e controlli prima -non sempre ovvio- per non lavare qualcosa di importante che è meglio resti sporco. A sinistra un elastico e la solita peluria da tasca.
Tolgo l'elastico dalla tasca, ci gioco un poco mentre vedo la sera avanzare, due vecchi seduti vicini su una panchina verde, un cestino stracolmo di rifiuti, una fila di lampioni accesi, i suoi sandali pestare una foglia secca, due macchine partire al verde del semaforo, l'aria che si rinforza e fa appiccicare la camicia alla sua figura, una finestra aperta con una lampada accesa tra molte altre finestre chiuse, un sorriso poco marcato ma convinto, il mio cane contento come la prima volta che vide il mare.
Forse sono solo io contento e vedo tutto filtrato.
Mi fa capire che vorrebbe fermarsi a bere qualcosa...Va bene, dico, e penso subito a dove andare.
Dopo il bicchiere si riempie, piano, di vino rosso che balla appena sulla superficie concava. L'odore è buono e piace ad entrambi che perdiamo ancora qualche secondo a ridere e annusare...rider-annusare-ridere-annusare.
Inizio col raccontare la pubblicità della nike che ho visto qualche giorno fa e diceva:
YESTERDAY YOU SAID TOMORROW
e le regalo l'elastico
finito il tempo. nuovo giorno. nuova notte
buona
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