domenica 30 maggio 2010

DESY

Fotografia - marco p. - interno di una x-ray station
Musica - liquido - parkdrive 31 (ascolta)




Il Deutsches Elektronen-Synchrotron (DESY) di Amburgo è uno dei più quotati centri di ricerca per la biologia strutturale x-ray based (cristallografia e small angle x-ray scattering) in Europa. Wikipedia spiega che un sincrotrone è un acceleratore di particelle che può essere indirizzato alla collisione delle medesime (come il Large Hydron Collider del CERN di Ginevra) o alla produzione di radiazione elettromagnetica (come nel nostro caso). Questa radiazione esce dalla tangente del sincrotrone (a struttura circolare) e viene utilizzata all'interno di stazioni di lavoro. Attraverso l'analisi della deviazione di raggi-x che irradiano un campione biologico è possibile definire la struttura del campione analizzato (si parla ovviamente di strutture troppo piccole anche per le migliori tecniche di microscopia). 
La fotografia accanto è di una planimetria dell'hangar in cui sono contenute le stazioni sperimentali. Come si può notare sono disposte (in chiaro) in modo tale da ricevere i raggi che escono tangenti alla curva dell'acceleratore (in nero). Nel video invece un dettaglio del container in cui effettivamente vengono fatte le misurazioni. Il campione viene posto all'interno della campana di vetro (rimossa durante il video); usciti gli operatori dal container, il flusso viene attivato e i raggi-x irradiano il campione. In tempo reale, il loro spettro di diffrazione (ovvero come le onde elettromagnetiche vengono deviate dagli atomi del campione) viene ricevuto e trasmesso ad una stazione di analisi posta all'esterno della stazione. Buon video...


venerdì 28 maggio 2010

Philippe Petit - Trattato di funambolismo

Musica - enzo jannacci - messico e nuvole (ascolta)


Trattato di Funambolismo mi ha colpito. All’inizio forse negativamente. Per colpa della forma: troppo diversa dal libro che mi sarei aspettato soprattutto perché troppo poche le pagine. Niente di più sbagliato. La prima impressione…devo controllarla.
Copertina: buona, bello stile, sobrio in linea con il contenuto. Dedica: al fratello dell’autore. Introduzione: interessante. Invoglia. Indice. Prefazione: di Paul Auster. Sommario: illustrativo. Anzi, direi, dopo aver letto il libro, che il sommario può riassumere lo spirito del libro. e dell’autore. Provate a pensare al titolo e a cosa può insegnare un funambolo e niente di meglio del sommario spiega cosa state per leggere.
Infatti: Definizioni p.31; Avvertimento p. 33; L’installazione del cavo p.34; I primi passi p.37; Le camminate p.41; La corsa p.43; La ricerca dell’immobilità p.45; Piedi nudi p.49; Il saluto del funambolo p.51; Gli esercizi p.54; Il lavoro senza bilanciere p.65; I grandi pali p.68; Solo sul filo p.73; L’allenamento p.75; Il riposo del funambolo p.77; La camminata della morte con gli occhi bendati p.81; Finzioni p.84; Lo spettacolo p.89; La prova p.92; La battaglia sul filo p.94; Il vento p.98; La caduta p.100; Le grandi traversate p.103; La perfezione p.107; La paura p.110.
Ecco cosa troverete illustrato nelle pagine seguenti il sommario. Illustrato sì, perché non sono spiegazioni da manuale per così dire ortodosse. Sono immagini, massime, avvertimenti, aforismi, sensazioni, immobilismo e velocità, salti e nuovamente immobilismo, paura e gioia, vento e natura, acqua e cielo. Tanto cielo. Cielo. Perché quello che ho capito è che il funambolo è l’unico uomo che riesce a volare. Il sogno di tutti realizzato da uno. Icaro che esce dai libri e sta sospeso a centinaia di metri o a pochi centimetri, ma consapevole di volare. Volare perché non ha niente attorno a se e il filo che lo sostiene non c’è, è troppo sottile e lo vede solo chi non è mai stato su quel filo.
Finito il Trattato si trovano nell’ordine: Principali performance sul filo: quanto ha fatto l’autore dal 1971. Filmografia: da cinema. Libri di Philippe Petit. Lezioni e workshop: sti cazzi…Progetti: le idee appena appena originali dell’autore. Piccola biblioteca funambolica: incredibile insieme di libri. Fa ridere a leggerla, ma qualche consiglio di lettura lo si può certo trovare. Note biografiche.
Ora. Immaginatevi sospesi in equilibrio su un solo piede in mezzo al cielo. Questo libro quel sogno di volare te lo fa assaporare…e poi non puoi, almeno per una volta, fingere nella tua stanza -chiudendo gli occhi- di stare in equilibrio. solo. in mezzo al cielo




“Possiedo la saggezza di colui che una volta è 
caduto; quando mi si dice che un funambolo 
s’è sfracellato al suolo rispondo: 
“Ha avuto ciò che si meritava”.”

mercoledì 26 maggio 2010

Festa sul tetto

martedì 25 maggio 2010

Esaminàti a Padova

Musica - baustelle - gli spietati (ascolta)
Fotografia - sconosciuto




6.50 del mattino. Freddo in questo maggio ormai al giro di boa. Centro prelievi via San Massimo. Chissà se è facile da trovare. Il grumo di trenta persone -all'esterno di un piccolo cancello incorniciato da un muro grigio di due metri, macchiato ogni tanto di verde dall'edera- suggerisce che sì, è abbastanza facile da trovare...
anche se il freddo e le poche ore di sonno imbradipiscono i sensi e il cervello. Mi metto in pseudo-fila. Solita scena di gente che finge di non aver fretta, ma muovendosi a piccoli passi con fare ochesco inizia a spintonare, non appena il cancello viene aperto, per arrivare primi alla linea di partenza. Partiti! Scatto da velocisti puri. Tutti vogliono il biglietto-con-numero simil-macelleria. Biglietto trofeo da tenere ben stretto e conservare per i posteri. Resto calmo. Lascio sfilare due anziani esperti nel corpo a corpo tipico della competizione. Bisogna pur mantenere una certa dignità, penso. Mi si affaccia alla memoria una scena confusa descritta da E. Wiesel ne La Notte. Il protagonista sta salendo sul treno per Auschwi... (...non riesco mai a ricordare come si scrive. Grave. Chiediamo a google, ecco) Auschwitz. L'immagine davanti agli occhi rimanda all'assembramento descritto dallo scrittore rumeno e in un rigurgito di fastidio decido che mantenere una certa dignità in queste situazioni non solo è preferibile, ma diventa un obbligo sociale. Dovere eticamente auto-imposto. Dignità a livello animale.
Mentre questi pensieri si accavallano tra gli orecchi vengo superato da una decina di persone. Signora in avanzato stato di gravidanza (doveroso); senegalese con moglie e bambino addormentato-tra-le-braccia-della-madre al seguito; anziano con berretto pesantemente calato sulla fronte e occhiali fumè che gli cavalcano il volto (certo la velocità del sorpasso può dar fastidio agli occhi); ragazza latinoamericana con lattina di coca in pugno (e questo è doping!!), gonna alla caviglia verde ramarro-fluo, piumino smanicato nero e braccia, parecchio grasse, nude con vera pelle d'oca (un must); manager di mezz'età dall'aria distinta con ventiquattrore sfasciata in pelle marrone; signora "molto padovana" per la quale è inutile ogni descrizione se siete di queste parti (altrimenti consiglio "Ragazze del Nordest" di Bugaro- Franzoso).
Ahimè ora sono fatalmente in coda al gruppo...beh, almeno sfrutterò la loro scia come in bicicletta quando ti tagliano l'aria! Prendo il numero pigiando lo schermo touch screen e prego perchè sia un cardinale inferiore al migliaio. Leggo. Ventotto.Sì, 28. Proprio così! Non andata poi così male, penso. (pensiero "subito dopo") Magari non vuol dire nulla e dovrò aspettare comunque parecchie ore per i ventisette che mi precedono. Per fortuna mi soccorre la memoria che sposta la mia mente dentro lo zaino e, senza guardare, scovo il mio libro -coperta di linus che con la una mela croccante può farmi superare con bastante serenità la maggior parte delle situazioni di perdurante attesa- e sorrido. Mi preparo alla lettura. Cerco una sedia. Mi siedo. Leggo.
La sala d'attesa inizia a scaldarsi. I pazienti poco-pazienti iniziano a ronzare per lo stanzone tra le colonne bianche, calpestando il linoleum blu chiaro e spostando di continuo lo sguardo con aria persa. Dopo pochi minuti una voce femminile e metallica inizia a chiamare i numeri con un tono tipicamente catatonico e vagamente psichedelico.

...

Trascorsa un'ora tra una saletta, una stanza con lettini e uno sportello elettronico per i pagamenti mi ritrovo fuori dal cancello con la mano destra a stringere il cotone sul braccio sinistro e la mano sinistra che tiene stretto, ma non troppo, la ricevuta dell'avvenuto pagamento. Ah... l'efficienza veneta. Mi lascia anche il tempo di una colazione con mela prima che l'aula studio apra l'ingresso. La sanità funziona, almeno qui a Padova. Mentre la sanità mentale di molte persone abbisogna di altre valutazioni e analisi sul campo prima di un responso definitivo...certo, oggi non ha guadagnato molti punti.

domenica 23 maggio 2010

Bugaro Franzoso - Ragazze del Nordest

Musica - charlotte gainsbourg - time of the assassins (ascolta)





















Parlami di te.
Così prende forma questo libro: i due autori hanno riportato, trasformandoli in monologhi, quello che nove ragazze del Nordest hanno raccontato loro davanti ad un tavolo. "Parlami di te" è la domanda che dà il via  gli incontri e loro, dopo qualche imbarazzo, raccontano il nordest dal punto di vista...donna.
Storie dure, a volte incredibili, sicuramente mai banali da una zona d'Italia che come, descritto dalla terza di copertina, cambia più rapidamente di ogni altra. cambia sotto i nostri occhi troppo chiusi per capire che qualcosa si è rotto, piegato o forse solo modificato,ma irreversibilmente. Le ragazze non sono più lo specchietto del allodole per l'altra metà della popolazione. Non sono nemmeno l'esatto contrario di questo stereotipo maschile. Hanno una loro storia da creare. Una forza da dispiegare. Mille cazzate da provare. Errori da evitare, ma solo dopo averli commessi. Una durezza da far rabbrividire, che però si forma con il tempo e non è solo voglia di contrariare.
Fin da ragazza mi sono sentita una guastatrice. Mi divertiva fare le cose che non andavano fatte. 
Le vite delle ragazze-nordest sono spesso incrociate con quelle di mariti, fidanzati, padri, ex(fidanzati, mariti, amanti, amici, mariti per un giorno,...) e non ne esce un molto di proficuo. Non una relazione sana. Non un progetto condiviso. Non una crescita vissuta assieme e quindi, forse, "più" crescita.
Un quadro non molto promettente e se questa zona precorre, in un qualche modo, tutta la società non si vedono rosee prospettive.
Cosa sono i figli? Ponti sul tempo. In genere vengono percorsi nello stesso senso della vita, per accompagnare se stessi all'età adulta, alla vecchiaia. Qualche volta si sceglie la direzione opposta. Grazie ai figli si recupera il passato, la propria infanzia e la propria adolescenza, si cerca di ricostruite un mondo che, per ragioni diverse, all'improvviso è sprofondato nel nulla.
Un bel libro che senza giri di parole mette sul piatto quello che due autori hanno trovato da dire sulla generazione di ragazze di oggi, ragazze del Nordest. Ciò che mi è parso trasparisse dai racconti è il bisogno di sentirsi indipendenti senza però doverlo far pesare.
C'erano momenti, rari momenti, in cui niente poteva raggiungerla. La forza delle cose ti scagliava lontanissimo. Volavi in mezzo al cielo senza nessun ricordo, di nuovo capace di entusiasmo, indulgenza, abbandono.

venerdì 21 maggio 2010

Retroguardie

Musica  - baustelle - il liberismo ha i giorni contati (ascolta)


















per questo le avanguardie erano ok
almeno fino al sessantasei

Confusione------voglia di fare qualcosa di manuale, fisico. la speranza, pur minima, venuta meno lascia un vuoto nel suolo che si allarga e ai cui bordi cerchi di aggrapparti per non precipitare.
nel baratro. buio.
il buio che sei e che in un certo senso sai essere la tua parte più interiore.
mentre il vento ti soffia contro il viso spingendoti verso il precipizio e sferzandoti le guance, la fronte, il naso con una sabbia sottile e fredda come la neve di chissà quale deserto lontano.
Gli occhi si stringono per non rimanere accecati e stringendoti mettono a fuoco quello che c'è di fronte: il futuro. il fottuto futuro. che non riesci a mettere a fuoco, a capire, ma che dovrebbe servire a costruire concreti progetti di vita.
conviene cercare l'affetto e l'amore di chi ti vuole bene senza prezzo. senza imposta sul valore aggiunto. che non hai aggiunto niente per meritartelo quel bene, ma visto che ci sei nato dentro per sempre durerà. un piranha nero e parecchio incazzato ti dice di svegliarti. 

che a mangiare cinque volte al giorno e lamentarsi.
che a stare una sera  in allegria attorno ad un tavolo con i tuoi amici e lamentarsi. 
che a godere per il cielo azzurro e lamentarsi.
che a provare i brividi fin sulle ginocchia per la sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 di J. Brahms e lamentarsi.
che a svegliarsi al mattino senza dover pensare se sei ancora vivo e lamentarsi.
beh...sei un po' blasfemo.   

lunedì 17 maggio 2010

Risotto alle Ortiche

Musica - vinicio capossela - che cose'è l'amor (ascolta)
Fotografia - iolanna



Domenica mattina. Sveglia presto. Presto per essere domenica. Nuvole che promettono pioggia in un maggio appena agli inizi. Pranzo con gli amici. Menù: eccolo.

Risotto alle ortiche -ricetta della mia nonna con variazioni sul tema-

Per 4 persone
ortiche - in peso non so, ma leggete la preparazione
olio - 2 cucchiai
scalogno - 2
vino bianco secco Pinot Grigio Trentino- 1 bicchiere per il riso - 1 bicchiere a persona mentre si cucina...aperitivo
riso carnaroli - 200g (se ci sono solo uomini aggiungere di 50g)
burro - 30g
formaggio grana trentino - 50g



Preparazione
Per le ortiche: si devono raccogliere solo le punte e le prime foglioline dall'alto, delle ortiche più fresche. Consiglio di indossare i guanti per ovvi motivi. Io ne raccolgo la quantità che più o meno sta in mezzo sacchetto della spesa. Consiglio però di usare sacchetti di carta o di tessuto perchè se dovesse esserci il sole, le ortiche appassirebbero dentro quelli di nylon. Il mio amico-compagno d'appartamento dice che sono malato a pensare a queste cose...tant'è.
Per il risotto: Mettete a bollire l'acqua per il brodo con la carota, la cipolla, il pomodoro, la gamba di sedano e mezzo dado vegetale. Fate soffriggere lo scalogno con l'olio fino a quando questo sarà appassito e leggermente dorato. Volendo si può usare anche il burro (50g), ma il tutto risulterà più saporito e pesante. Abbassate il calore del soffritto al minimo. Prendete le ortiche e fatele sbollentare per 4-5 minuti nel brodo di verdura. Si possono sbollentare anche in acqua calda preparata a parte, ma per me si spreca gran parte del gusto delle ortiche. Una volta sbollentate ritiratele dal brodo e dopo averle sgocciolate grossolanamente riducetele con un coltello. Formeranno una poltiglia di buona consistenza. Versate le ortiche nel soffritto. Aggiungete a filo un mestolo di brodo e fate cuocere per una decina di minuti. Quando il brodo sarà evaporato aggiungete il riso. Lasciatelo scaldare per un minuto o due mescolando perchè non si attacchi. Aggiungete il vino bianco secco. Quando il vino sarà evaporato del tutto sempre mescolando, aggiungete a filo un paio di mestoli di brodo alla volta, continuando a mescolare. Aggiungete il brodo mano a mano che questo si consuma fino a quando il riso sarà cotto. Fate attenzione al tempo di cottura indicato sulla confezione.


giovedì 13 maggio 2010

Comunicazione ed estetica

Musica - ramones - hey ho let's go (ascolta)

http://www.nadachair.com/
http://www.vitra.com/chairless/

due prodotti..stessa "tecnologia"..ma sono la stessa cosa!!..eccetto che:
il primo aiuta i vecchi e malati a raddrizzare la schiena, il secondo aiuta i giovani cool a stare comodi anche durante i loro estenuanti viaggi mentre ascoltano l'i-pod...
il primo viene presentato come una successione di vecchi col mal di schiena, donne in ufficio, mariti che guidano per lunghe tratte, il secondo parla di ragazzi in aeroporto, letture al parco, skaters a riposo affianco ad un graffito mentre sfogliano il loro MacBook...
il primo presenta una vera e propria fascia terapeutica per tenere la schiena dritta, il secondo è poco più di una cintura di qualche materiale high-tech...
Dunque: il primo ha qualcosa di terapeutico in origine e un utilità pratica ma è da sfigati, il secondo conserva solamente l'utilità pratica ma è piu che altro un oggetto di design molto cool...
Quindi: comunicazione ed estetica non sono tutto..Anzi sì.
Quindi2: appena esce vedo quanto costa sta minchiata e me la compro..

Dove cazzo sta la Tracia?

Musica - audioslave - like a stone (ascolta)
Fotografia - tiziana rinaldi - mattini

La portata di una scoperta su cosa la si può valutare? Utilità? Per gli americani -quelli sopra il Messico per lo meno- sicuramente è l'utilità che conta. Qualche altro metro di valutazione lo si può trovare sicuramente. Che so...la bellezza? L'estasi provocata dalla scoperta? Le vite salvate?...forse però rientra nel campo dell'utilità. Quindi atteniamoci a questa. Io penso che la scrittura sia di gran lunga una delle scoperte "più". Più utile o più quello che volete. Dagli egizi, ai babilonesi arrivando ai greci. Migliaia di anni per un prodotto, mi si conceda, che ha cambiato...beh ha cambiato molto. Banalità? Ecco cosa diceva D.F. Wallace a proposito di una banalità.
Detta così sembrerà una banalità bella e buona, ma il fatto è che nelle trincee quotidiane dell'esistenza da adulti le banalità belle e buone possono diventare questione di vita o di morte, ed è su questo che vorrei soffermarmi in questa splendida mattinata tersa.

E non è stata nemmeno la prima forma di tecnica. Gli studiosi ritengono che la prima volta che l'uomo ha usato la scienza per creare una tecnica -creare nel senso non esistentivo- sia stato per la parola. O meglio, per il linguaggio. Però la scrittura mi colpisce di più. Perchè vince la sfida spazio tempo. Perchè come diceva Pavese: "è bello scrivere perchè riunisce le due gioie: "parlare da solo e parlare ad una folla".
Perchè trascende ogni finalità economico assistenziale pur essendo la base, in senso lato, di ogni ricchezza. Per altri mille motivi che saranno stati analizzati in altrettanti saggi ben fatti, ben documentati e ben argomentati. Ma non è questo il punto. Il punto è che la scrittura è uno dei pochi prodotti umani che non ha quasi bisogno del suo produttore. Quasi. Già, perchè anche se un popolo si è spento la scrittura che ci ha lasciato continua a vivere, può essere interpretata e può dirci molte cose. Nuove. Capita. Mi viene in mente un'immagine: l'universale. Ok non è molto chiara come immagine...però vuoi metter poter scrivere: ma dove cazzo sta la Tracia?
Si attendono risposte...

martedì 11 maggio 2010

Dylan Dog's place

Musica - weird al yankovic - living in the fridge (ascolta)


Angelo Stano, storico fumettista di Dylan Dog, si è voluto togliere lo sfizio di ricostruirne l'abitazione. Il vero problema sta nel fatto che l'impresa lascia il tempo che trova visto che è prassi accettata per la redazione che la casa di Dylan non sia una realtà definita ma che si adatti continuamente alle esigenze degli autori, una sorta di scatola magica dalla quale ogni cosa può comparire se necessario (botole, stanze degli ospiti...). La rivista Abitare (numero 501, pg 64) propone uno schizzo/progetto dell'appartamento affiancato ad una bella intervista sul significato degli spazi per l'investigatore e per i suoi disegnatori che consiglio di leggere e del quale riporto una copia del progetto che ho abbozzato in biblioteca. Come puntualizza nell'articolo Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog, la casa è solo una rappresentazione concreta dell'animo del personaggio. Unici punti veramente saldi da principio sono alcuni elementi del suo studio come la penna d'oca con cui scrive e il galeone gigante posato sul suo scrittoio (scrittoio che il disegnatore confida di aver fatto suo dal film Prima pagina di Billy Wilder).

domenica 9 maggio 2010

Roy Lewis - Il più grande uomo scimmia del Pleistocene

Musica - pearl jam - do the evolution (ascolta, ma sopratutto curati il video)

Terry Pratchett, nella prefazione, dice:
...questo è diventato un libro di culto. Ma non preoccupatevi. Ciò significa solo che è capitato in mano alla gente non grazie a  una massiccia pubblicità, ma per una felice combinazione, dando a ciascuno la calda, squisita sensazione di essere il solo a conoscerlo. In altre parole, è un buon libro di culto.
..e credo proprio di trovarmi in pieno accordo con lo scrittore. Nel suo piccolo, come direbbe Al (vedi, Gli amici del bar Margherita, 2009), è un gran bel libro, geniale per la trama, in cui vede l'uomo scimmia cosciente della necessità di evolversi, pur non avendo idea di come fare. La storia è molto semplice e ricca di richiami scientifici che magari qualcuno più formato dal punto di vista biologico evolutivo coglierà sicuramente meglio. Anyway, è davvero piacevole seguire gli spostamenti di questa famigliola di ominidi alle prese con la discesa dagli alberi e la conquista del fuoco senza una vera e propria presa di coscienza ma con il sentore che in effetti stanno andando dalla parte giusta per migliorare la loro qualità di vita e migliorarsi come specie. Da leggere!

- I tempi sono cambiati - disse papà. - O piuttosto, non sono cambiati, e questo è il guaio. Siamo più indietro di quanto credessi. Attardarsi come se fossimo contemporanei dello Hipparion non serve a niente. Non funziona. A questo modo, la specie ristagnerebbe, e sarebbe fatale. Abbiamo il fuoco, ma non siamo capaci di farlo; sappiamo procurarci la carne, ma passiamo metà del nostro tempo a masticarla; abbiamo le lance, ma la loro gittata non supera i 70 metri (...) No, no, figlioli miei; culturalmente siamo poco più evoluti del Pithecanthropus erectus, il quale, credete a me, ha il destino segnato. -

Viaggiare

Music - philip glass - opening (ascolta) 
Fotografia - carlo p.


Sotto la luce dell'alta lampada da tavolo la mia ombra è tozza. Mi vedo grassa invece che slanciata. Ho ancora addosso l'odore dell'ultimo posto in cui sono stata. No, non viaggio molto, ma mi portano in un sacco di paesi. Luoghi ignoti per lo più esotici. Si può dire io conosca mezzo mondo. Certo. A quelle latitudini. E tutto questo senza spostarsi che di qualche metro. Da lavello dei piatti allo sgocciolatoio, tra bicchieri e tazzine, il mio posto più o meno fisso tra le altre stoviglie, bicchieri, piatti e tazze mie sorelle. In realtà un quasi viaggio me lo ricordo. Dal supermercato dove ero esposta alla cucina di casa. Casa mia. Un tragitto non tanto lungo certo, ma molto scomodo tra pacchi di fette biscottate, yogurt alla frutta piuttosto spigolosi, pasta trafilata al bron...(non si leggeva la fine dell'etichetta) più morbida e accomodante. Ah, poi lui: il flacone detersivo che rivedo ogni giorno e che ogni stesso santo giorno cerca di cancellare i miei viaggi. Con estenuante precisione, lasciandomi quella puzza finta di agrumi, finti anche loro, che non ha niente a che fare con nessun paesaggio, nessun clima, nessuna temperatura, nessuna nuvola, nessun tramonto, nessun vento che ci sia al mondo.
Per fortuna però poi i viaggi tornano. I sapori, i luoghi, il sole, la luce, il mare, il sale, l'acqua, le stelle, il canto degli uccelli, l'odore del fuoco... quelli sì, veri. Arrivano sempre improvvisamente e mi investono. Caldi, gorgoglianti, profumati. Profumano, profumano, profumano. Bergamotto, ginger, tè verde limone, arancia...E li capisci. Li capisco quei posti. Li conosci, li vivi, li assapori. con calma. e come per magia, con mille profumi di paesi nuovi da sfondo, fare l'amore.
fare l'Amore con le labbra e le mani più belle che si possano volere. a volte le mordo.perchè hanno troppa fretta di incontrarmi. Così si staccano d'improvviso e tornano poi a baciarmi lentamente. mentre la mano mi stringe e mi ruba un po' di calore che volentieri regalo nelle fredde sere d'inverno tra cuscini orientali ammucchiati su un grande tappeto, grossi pullover e il rumore lento di qualche legno che brucia.

sabato 8 maggio 2010

Wu Ming - Altai

Musica - david bowie - ashes to ashes (ascolta)


Tutt'un altro tono rispetto al vecchio Q (sempre di Wu Ming, a quel tempo con lo pseudonimo di Luther Blisset) di cui vuole essere l'epilogo. Meno carico di impeto rivoluzionario e più semplice da seguire dimostra come la mente di un autore, o in questo caso di un collettivo, sia cosa estremamente dinamica. Il romanzo è ambientato nella Bisanzio del '500 in cui musulmani ed ebrei convivono tramando gli uni contro gli altri nei salotti importanti ed entrambi contro la Venezia mercantile e l'Europa della Santa Inquisizione. Non potendo non confrontarlo con Q, al quale non mancano riferimenti durante il romanzo, si può certamente dire che Altai è molto più leggero e facile da leggere - il che può essere un pro, ma anche un contra. Semplice e lineare vede sempre protagonista un unico personaggio seguito da una troupe di telecamere attraverso la strada che lo porterà da Venezia a Costantinopoli fino a Cipro. In questo caso però la linearità si rivela anche povera di stimoli per il lettore, rispetto al precedente romanzo che, più intricato, è sicuramente più accattivante. Poca emozione. Molto meglio il prologo. Leggetevi Q. Certo, se volete un romanzo storico meno impegnativo questo merita sicuramente. Giudizio complessivamente positivo.

- Non lo disapprovo affatto, - disse con la testa già posata sulla sacca. - Però, vedete, se voi desiderate prendere una lepre, che le diate la caccia con i cani o col falco, a piedi o a cavallo, resterà sempre una lepre. La libertà, invece, non rimane mai la stessa, cambia a seconda della caccia. E se addestrate dei cani a catturarla per voi, è facile che vi riportino una libertà da cani. -


martedì 4 maggio 2010

Età della nostra cultura

Fotografia - tatiana kourohkina



















Storicamente ed evolutivamente l'età della nostra cultura è l'adolescenza. Lo spiega bene D. F. Wallace, ma lo fa, suo malgrado, in modo molto intelligente. O meglio, lo fa in modo poco convincente per una cultura adolescente. Cerco di renderlo più chiaro con un esempio. Ok! una delle cose che ho imparato e di cui sono un fanatico sostenitore è che non si possa definire un concetto con gli esempi. Perchè? Ad esempio (ouch!!!) se uno vi chiedesse che cos'è la bicicletta e voi rispondeste: "ad esempio quando si pedala", creereste una confusione totale nella mente di chi vi ascolta, per quel che riguarda l'oggetto bicicletta. Voglio dire: anche sul pedalò si pedala ( da cui il nome.credo), ma vi sfido a fare un bel giro in campagna con il pedalò. Per cui è sempre meglio definire un concetto senza ricorrere agli esempi, magari usandoli solo in un secondo momento per rafforzare il proprio enunciato.
Ciò non ostante uso un esempio per far capire il mio punto di vista sull'età della nostra cultura.
Musica. Musica classica: roba da vecchi, o da sfigati, o da snob et cetera. Perchè? Perchè sì dai, la musica classica non dà quelle emozioni forti che si cercano oggi. Forti e immediate. Comunque è fuori dal tempo.Anche la classica contemporanea è...è fuori tempo in tutti i sensi. Non si riesce a capire, non entra in testa. Stona e non è in sintonia con noi, oltre al fatto che si può riassumere con: è troppo difficile.
Però...
Però provate a pensare per un attimo a questo: i boxer, gli slip, i reggiseni e tutto quello che si può, con buona approssimazione, definire "intimo". Uno non ci si fa caso magari, ma se leggi l'etichetta del tuo intimo o anche solo avvicini il tessuto agli occhi scopri che è una trama complicatissima che presenta fibre naturali, magari cotone, fili sintetici trasparenti ed elastici che fai fatica definire. In ogni caso un bel groviglio di vari filati che può addirittura, se uno ci pensa, spaventare. Ma come cavolo avranno fatto? Non bisogna dare tutto per scontato. Di solito poi indossi il capo...e capisci. Capisci molte cose. Ahhh...che bene che si sta. Giusto sostegno, di qualunque cosa sia: culi, tette, palle, uccelli. Senza opprimere, ben aderente, fresco d'estate, caldo d'inverno, traspirante, bla bla bla. Eppure sono difficili da fare. E gli anni di studi, e le ricerche, e prova i materiali, e trova i materiali...insomma un sacco di casini.
Stessa cosa con la musica. Non solo quella classica ovviamente! ci mancherebbe.
E' difficile dicono. Però se con un bel po' di sforzo mote persone con un cervello simile al nostro -magari più sviluppato per certi aspetti- sono arrivate a quel prodotto, forse vale la pena di non liquidare la questione con un superficiale non mi piace. Vale la pena abbandonare lo status di adolescente che-sogna-la-spensieratezza-infantile-ma-non-vuole-darlo-a-vedere ascoltando musica-jingle da quattro soldi (ben spesi dai pubblicitari ed esperti di marketing) e 30 secondi per pensarla. Fare lo sforzo di provare quelle cavolo di mutande di cui si sente ogni tanto parlare e che, credetemi, qualche emozione la sanno dare.
L'adolescente deve comunque avere qualche bagliore di maturità condita da sforzo mentale, inframezzata alle sue sbornie di faccio-tutto-senza-sforzo. Io (sì anch'io sono adolescente come tutti) ci ho provato con il mio consiglio musicale. Provate anche voi...è sempre esperienza. Esperienza che magari potrete chiamare errori come consigliava O. Wilde.

sabato 1 maggio 2010

Philip Roth - L'Animale Morente

























Scavo psicologico di un professore universitario di lettere che ha oramai già visto passare la mezza età e con essa un matrimonio finito male, un figlio biologico ma non morale, una carriera piuttosto felice, un pianoforte ben suonato e molte, molte, donne di un'età via via inversamente proporzionale alla sua mentre questa avanzava. Poi un giorno lei. Lei, giovane studentessa di un corso che lui teneva. Giovane e bella. Molto. L'incontro dei due e la relazione raccontata nel passato con gli occhi del professore che oltre ad aver ammirato la sua bellezza ne sono stati letteralmente (scusate il gioco di parole) ammaliati. Gli stessi occhi che oltre ad aver ammirato si sono spaventati della propria condizione di vecchio senza più contatti empatico-animali con altri animali della specie Homo Sapiens Linneus. La prosa è quella di uno scrittore in odore di Nobel e (per evitare il cliché fastidioso e idiota di chi dice che non può giudicare vista la levatura...e cazzate varie) a me piace molto. Coinvolgente ed evocativo in certi passaggi del monologo interiore del protagonista, il racconto termina con il colpo di scena. Un finale con poche risposte, ma buone domande che conviene, forse, porsi prima di essere nella stessa condizione dell'animale morente.