domenica 9 maggio 2010

Viaggiare

Music - philip glass - opening (ascolta) 
Fotografia - carlo p.


Sotto la luce dell'alta lampada da tavolo la mia ombra è tozza. Mi vedo grassa invece che slanciata. Ho ancora addosso l'odore dell'ultimo posto in cui sono stata. No, non viaggio molto, ma mi portano in un sacco di paesi. Luoghi ignoti per lo più esotici. Si può dire io conosca mezzo mondo. Certo. A quelle latitudini. E tutto questo senza spostarsi che di qualche metro. Da lavello dei piatti allo sgocciolatoio, tra bicchieri e tazzine, il mio posto più o meno fisso tra le altre stoviglie, bicchieri, piatti e tazze mie sorelle. In realtà un quasi viaggio me lo ricordo. Dal supermercato dove ero esposta alla cucina di casa. Casa mia. Un tragitto non tanto lungo certo, ma molto scomodo tra pacchi di fette biscottate, yogurt alla frutta piuttosto spigolosi, pasta trafilata al bron...(non si leggeva la fine dell'etichetta) più morbida e accomodante. Ah, poi lui: il flacone detersivo che rivedo ogni giorno e che ogni stesso santo giorno cerca di cancellare i miei viaggi. Con estenuante precisione, lasciandomi quella puzza finta di agrumi, finti anche loro, che non ha niente a che fare con nessun paesaggio, nessun clima, nessuna temperatura, nessuna nuvola, nessun tramonto, nessun vento che ci sia al mondo.
Per fortuna però poi i viaggi tornano. I sapori, i luoghi, il sole, la luce, il mare, il sale, l'acqua, le stelle, il canto degli uccelli, l'odore del fuoco... quelli sì, veri. Arrivano sempre improvvisamente e mi investono. Caldi, gorgoglianti, profumati. Profumano, profumano, profumano. Bergamotto, ginger, tè verde limone, arancia...E li capisci. Li capisco quei posti. Li conosci, li vivi, li assapori. con calma. e come per magia, con mille profumi di paesi nuovi da sfondo, fare l'amore.
fare l'Amore con le labbra e le mani più belle che si possano volere. a volte le mordo.perchè hanno troppa fretta di incontrarmi. Così si staccano d'improvviso e tornano poi a baciarmi lentamente. mentre la mano mi stringe e mi ruba un po' di calore che volentieri regalo nelle fredde sere d'inverno tra cuscini orientali ammucchiati su un grande tappeto, grossi pullover e il rumore lento di qualche legno che brucia.

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