domenica 4 settembre 2011

dieci a mezzanotte

Fotografia - gp - firenze ponte a santa trinità - nikon d90 f 4.8 t 1/13 iso 800 
Musica - nicolas jaar - time for us (ascolta mentre leggi io ascoltavo mentre scrivevo)


Parlez-vous francais? Non bene in realtà, ma con qualche parola provo a riempire il tempo senza abbassare di troppo la sua attenzione. Fino a quando non capisco che parlare a volte non è necessario. Metto il dito -indice- davanti alle labbra e il guinzaglio del mio cane nella sua mano, come a dire: seguiamo lui, che il francese lo sa. Un peu...
Contento, con la lingua di fuori sulla destra, parte strisciando appena il pelo sui suoi jeans puliti per far capire chi fa parte del suo branco. Il braccio si allunga, ora è l'estensione del guinzaglio rosso che non stona per niente con la camicia azzurra, larga e con i polsini sbottonati. La gente ci guarda distratta, non si accorge che non ci conosciamo per niente eppure stiamo camminando come fosse la cosa più normale del mondo. Come fanno?
Metto le mani in tasca in cerca di non so che e  trovo: a destra monetine, un pezzo di carta -per occupare la mente lo immagino scontrino-, e quel po' di peluria arrotolata di tessuto che trovi sempre nelle tasche quando fai le lavatrici e controlli prima -non sempre ovvio- per non lavare qualcosa di importante che è meglio resti sporco. A sinistra un elastico e la solita peluria da tasca.
Tolgo l'elastico dalla tasca, ci gioco un poco mentre vedo la sera avanzare, due vecchi seduti vicini su una panchina verde, un cestino stracolmo di rifiuti, una fila di lampioni accesi, i suoi sandali pestare una foglia secca, due macchine partire al verde del semaforo, l'aria che si rinforza e fa appiccicare la camicia alla sua figura, una finestra aperta con una lampada accesa tra molte altre finestre chiuse, un sorriso poco marcato ma convinto, il mio cane contento come la prima volta che vide il mare.
Forse sono solo io contento e vedo tutto filtrato.
Mi fa capire che vorrebbe fermarsi a bere qualcosa...Va bene, dico, e penso subito a dove andare.
Dopo il bicchiere si riempie, piano, di vino rosso che balla appena sulla superficie concava. L'odore è buono e piace ad entrambi che perdiamo ancora qualche secondo a ridere e annusare...rider-annusare-ridere-annusare.
Inizio col raccontare la pubblicità della nike che ho visto qualche giorno fa e diceva:
YESTERDAY YOU SAID TOMORROW
e le regalo l'elastico

finito il tempo. nuovo giorno. nuova notte
buona

martedì 2 agosto 2011

dieci a mezzanotte

Musica - i break horses - hearts (ascolta mentre leggi)


Solo il tempo ti può aiutare. Aspetta che passi un po' di tempo e vedrai... Datti del tempo per superare la cosa.
Uno si chiede allora cosa sia questo tempo, più che quanto lungo sia questo tempo per...per quello che deve servire. Il tempo...allora vediamo per me il tempo è spazio in movimento se guardo all'indietro, sensi sollecitati e impressi nella memoria. Non c'è nulla di vero in questo tempo, o almeno, di vero in senso forte. Quello che ci resta è sempre molto distante da quello che succede, solo che noi lo si percepisce sempre egoisticamente per quello che ci interessa.
C'è il tempo che vuoi vedere davanti. Quello è più o meno colorato con i colori dei desideri, degli ideali (che son pur sempre desideri mascherati) e della tensione a non vederci mai morti. Questo colore è ovviamente sfumato in mille tinte perchè per quanto uno si impegni è veramente difficile da disegnare tutto e in maniera precisa quello che ci viene di fronte.
C'è, infine il tempo del presente, che...che è questo.

finito il tempo. nuovo giorno. nuova notte
buona

lunedì 18 luglio 2011

un treno quasi perso

Musica I - phoenix - rome (ascolta mentre mentre stendi) "we share a cigarette somewhere"
Musica II- king creosote & john hopkins - bubble (ascolta mentre si asciuga)
Fotografia - gp - f 4.8 t 1\200



Riempio uno spazio vuoto. Bianco. In primo piano una finestra aperta, in legno di abete marrone scuro con delle venature grigiastre dovute al tempo e all'aria salmastra. Sì, oltre alla finestra c'è il mare. Non che centri qualcosa, ma il mare mi piace e ce lo voglio mettere anche se solo fuori dalla finestra, in lontananza senza che si veda. Che si senta sì però.

Sotto la finestra la via di un centro, una zona pedonale. Qualche persona che passeggia, discorsi calati di punto in bianco, che entrano dalla finestra aperta per il caldo, rimbalzano sui muri macchiati dal tempo e su una stampa di un  quadro di schiele portato come ricordo da un viaggio o da qualche mostra.
Poi fuori. Di fronte, un palazzo alto poco più di due piani. Due fili bianchi da bucato che partono da sotto la finestra per raggiungere la casa di fronte e ritornare pochi metri dopo.
Mi piace questa cosa dei fili del bucato che uniscono. Ci stenderei la mia maglietta azzurra. Vicino alla canottiera a righe orizzontali bianche e viola della vicina di fronte. Disegnerei una mano sul muro con le unghie rosse. Anzi no, disegnerei sul muro di fronte due piedi con le unghie rosse. Il colore rosso lo darei con un smalto da unghie. Così troverei due piedi che si lasciano colorare. Aspetterei il sole della sera, caldo e fermo, le voci che passano di sotto, i gatti che si spostano con l'ombra, i capelli mossi dal vento, i viaggi fatti per caso, le vite girate al contrario, i cocomeri freschi sul balcone,
Troppo mieloso...
e un sorriso. Il primo. Senza noia.

martedì 12 luglio 2011

Se questa è vita

Musica - nada surf - blankest year
Video - apertura della rosa di Gerico - 6 pic/min, 20 ore



La rosa di Gerico - o pianta della resurrezione - è una figata.
Intanto se non ci dai acqua, non fa la vittima ma se ne sta secca secca, buona buona, in attesa che tu ti ricordi di lei. In secondo luogo puoi portarla in giro, che quando devi spostarti lei si appallottola. Te la possono regalare anche se devi andare in aereo, per dire, che al limite uno non serve neanche la tenga nella valigia ma ci sta benissimo anche nelle tasche del giubbino. Per dire.
Fatto è che questa palletta rinsecchita basta che annusi l'acqua e rinasce completamente, aprendosi nell'arco di 2-3 ore e riacquistando un colore verdognolo...dico verdognolo perché anche se mi suggeriscono "verde brillante" non me la sento di definire in questo modo il colore della mia rosa.
Wiki fa anche notare come il fatto che si apra non sia necessariamente indice di vitalità, ma potrebbe essere semplicemente un riflesso della pianta morta, fisiologicamente programmata per aprirsi e rilasciare i propri semi in un ambiente umido (e quindi favorevole alla propagazione della specie). Diabolica!
Fortunatamente, in quest'epoca di idioti, non ci fa ne caldo ne freddo che la suddetta rosa sia viva o morta.
Basta che si apra e si chiuda a comando.

Come diceva qualcuno: nuovo giorno. nuova notte.

Buona

sabato 25 giugno 2011

dieci a mezzanotte

Musica - virgo four - it's a crime (ascolta)
Fotografia - gp - padova portello - f 4.5 t 0.65 iso 3200

e oggi cosa abbiamo imparato? Ah ecco... pensavo a Cees Noteboom scrittore olandese famoso per giocare con spazio e tempo. Soprattutto con lo spazio per quello che ho letto io di lui. Uno dei suoi racconti, secondo me, più riusciti parte da una foto. Il protagonista prende la foto e la guarda. Vecchia foto di un gruppo di amici a Venezia. Tipico no, per un europeo? Pensa al valore di quell'immagine. al suo valore per ognuno di quei signori sopra stampati, bloccati, ma in qualche modo vivi di una vita propria, diversa da quella delle persone in carne ed ossa che la foto rappresenta. Racconta poi della fine che qualcuno ha fatto o della fine che qualcun'altro deve ancora fare.
Scatto la foto che c'è lì a destra. Qualche nordafricano mi chiede se per caso stavo fotografando lui o i suoi amici.
Appoggio la borsa. Vedo facce sconosciute. Guardo facce sconosciute. Prendo il monopattino. Arrotolo i pantaloni troppo lunghi. Vedo altre facce, palazzi, cancelli, porte, bar, biciclette, macchine sfuocate dai fari che proiettano, un fiume, una chiesa, un ponte, molte rotonde, altre facce. Salgo le scale. Sento storie che trovo strane, assurde e allo stesso tempo normali, arrotolo una manica della camicia. Mi viene alla mente uno stormo di uccelli che ho visto poche ore prima. Un bel gruppo di non so cosa, erano troppo lontani. Ricordo però che sembravano una macchia psichedelica per lo sbattere delle ali. Bel vedere: puntini neri-su sfondo azzurro-terso-macchiato da qualche nuvola-bianca-non molto alta.
Poi ritorno a pensare a persone che deludono altre persone che deludono altre persone che deludono altre persone che deludono altre persone che deludono altre persone che deludono altre persone che deludono al... sperando di non deludere nessuno. Con coscienza almeno. Perchè altrimenti è come una vena piena di schifo che si accumula giorno per giorno e che prima o poi esploderà, riempirà dello stesso schifo tutto attorno e difficilmente riuscirà ad essere cucita. Eventualmente...una cicatrice indelebile. Eppur son persone...

venerdì 17 giugno 2011

dieci alle 6 (a.m.)

Fotografia - gp - D90 f 3.5 t 1/2500
Musica - massive attack - paradise circus feat. hope sandoval (ascolta)



Ho acquistato le ciabatte. Era un po' di tempo che lo dovevo fare e mi sono deciso. So che sono soltanto ciabatte, ma è stata una scelta importante lo stesso. Ne ho visto un sacco di modelli. Infradito: scartate subito. Troppo poco flessibili. In inverno che fai? col calzino sono scomode...Incrociate: eccessive per stare in casa forse. tranne un modello carino che rassomiglia parecchio a quelle cose-che-non-so-come-si-chiamino che portano i giapponesi. Sì insomma mentre stanno lì vicino al tatami, si mettono quelle cose parecchio ingombranti con la suola in legno, avete presente?
Poi ci sono quelle in gomma. Le crocs o simili...che so io come si chiamano. Nate negli ospedali, portate da tutti. Sarà per Scrubs, Doctor House, Grey's Anatomy, che se non sbaglio sono serie che tirano parecchio e che sono girate più o meno sempre in interni dove tutti indossano ste cose in gomma. Colorate. Hanno persino degli affarini che tu puoi attaccare nei buchini che forano la parte superiore. Ma che bene.
Poi pensi al viaggio in barca, scendi nella metro di Wien, capisci cosa ti dice, in tedesco,  la vocina metallica alla fermata e mangi una mela schifosa proprio prima del teatro dell'Opera di Stato. Ti resta un gusto pessimo, sputi un pezzetto nel tombino e prendi l'ultimo cocco fresco dalla cambusa. Domani bisognerà comprarne ancora. Che poi domani........
non mi ricordo cosa volevo dire.
ah ecco! volevo dire cosa ho imparato oggi:...
Non ho voglia. sono un sacco di cose. Invece mi ricordo che per fare un buon Mojito servirebbe lo zucchero di canna raffinato. Quello bianco. Mi ricordo anche quanto fastidiosi siano gli ubriachi al bar quando sta per chiudere. Da fuori sono anche divertenti, ma soltanto il giorno dopo, quando ci ripensi. Se poi è una ragazza a chiederti cinque "Rum e pera" per le sue amiche...beh allora è ancora peggio.
It's a thunder and its lightening!
Alla fine le ho prese bianche le ciabatte. Comode. Classiche. Leggere. Non si può sempre esagerare dai...

mercoledì 8 giugno 2011

dieci alle 6 (a.m.)

Musica - jacques green - another girl (ascolta)
Fotografia - gp - budapest - EOS 450D f 5.6 t 1/250



"Basta lavorare per oggi, andiamo a casa".
La polvere nera è quella di un'officina di provincia. Vetri scuri che filtrano quasi tutta la luce, portone grande all'entrata e pochi spazi non riempiti. Un calendario. Un orologio. Un'infinità di scaffali. Lampadine appese a fili che si muovono appena per l'aria -poca- che passa.
"Certo che nella tua situazione mi fai proprio pena".
"Ma scusa, come fai a sapere? Come fai a sapere che mi ha..." "No, dico, nella tua situazione mi fai proprio pena, punto!" "Sì ma, che colpa ne ho?" "Che ne so?"
Fine.
Non sempre è questione di colpa.
Si aprono gli occhi e il sipario ma non si riesce a mettere a fuoco. La luce rare volte è da ostacolo alla vista. Le sei sono lì ad un passo. Letto caldo, aria strana, pesante. Forse per colpa della polvere dell'officina.
La differenza tra star male e essere morti è che il primo lo puoi sentire, l'altro no.
Poi, l'epifania! Cos'è un'epifania? Qualcuno o qualcosa che ti fa realizzare, comprendere la più ovvia tra le evidenze che avevi davanti agli occhi. Era da sempre lì, ma senza quell'epifania forse non ci saresti mai arrivato.
...da lì si deve iniziare