domenica 22 maggio 2011

La fine dei treni

Musica - chris and the other girls - ready if you are (ascolta)
Fotografia - mc - 450D - f8 t1/160


Senza dubbio! La fine dei treni è la parte migliore. Dei treni. Perchè se manca la locomotiva-coda-treno, che fa da ultimo vagone, e hai la fortuna di accorgertene, puoi sederti per terra, sulla moquette della piccola entrata subito dopo gli scalini e guardare oltre la porta in vetro. Porta che di solito divide i due vagoni, mentre questa volta divide te dalla terra che corre. Spingi i piedi verso il vetro, la schiena sulla plastica fredda e azzurrina.

Terra che scappa. Sembra che tutto quello che vedi parta dalle tue spalle e si stacchi dalla pelle per perdersi tra due rotaie che si stringono lentamente per non darsi fastidio. Tutto molto veloce se ne va. Fa male, ti lascia una smorfia graffiata sul muso.
Ti accorgi di piccole cose che non avresti mai e poi mai immaginato. I fili, che mandano avanti la locomotiva, che sempre credevi paralleli ai binari in realtà fanno zig-zag tra una rotaia e l'altra come per noia. Se li guardi dal basso, dal vagone, mentre stai viaggiando veloce, sembra di vedere un pendolo in aria: destra-sinistra-destra-sinistra-destra-sinistra...
Oppure certe volte il tutto rallenta e sembra essersi rotto qualcosa. Invece è soltanto la stazione che stai per raggiungere che vuol farsi vedere bene, prima di sparire. Un punto. Un niente! Chissà perchè le cose che se ne vanno devono prima diventare piccole.
Ovviamente devi ascoltare della buona musica perchè nell'anticamera del vagone c'è un casino incredibile...che tra l'altro ti serve anche se arriva una bambina indiana in braccio ad una mamma un po' stanca dei suoi pianti senza un motivo. Ti serve perchè se la musica è buona, ti riesce facile fare qualche faccia stupida da contraltare al pianto della piccola. Chissà perchè una smorfia stupida vince un pianto stupido. Fai la lingua, e le lacrime si incastrano tra le pieghe della sua pelle morbida di bambina, proprio sopra la bocca che ride.
Le lacrime si seccano sulle guance rossicce, i capelli nerissimi si muovono con l'aria che entra dalla porta, gli occhi piccoli si girano un'ultima volta mentre la mamma scende gli scalini, il collo gira la testa. Non c'è più. Andata.

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