sabato 28 agosto 2010

John Steinbeck - Pian della tortilla

Musica - the good the bad and the queen - green fields (ascolta)


Danny, un cazzone. Eredita due case. Case...più che altro catapecchie. Passa così dallo status di nullatenente, ubriacone, vivo-alla-giornata-e-dormo-nei-boschi a quello di proprietario di immobili. Inizia ad ospitare gli amici che gli bruciano una delle due case dopo poco. Trovandosi così a condividere le poche stanze rimaste con un nutrito numero di disperati e senza tetto diventa il capo di qualcosa che è difficile da definire.
I suoi seguaci procurano sempre vino, in modi più o meno legali, e un po' di storie da raccontare per accompagnare le bevute della sera.
Questa potrebbe sembrare, in breve, la storia presentata dall'autore.
In realtà... è proprio così, ma soltanto formalmente. Perchè la sostanza dice qualcos'altro. I rapporti tra questi ubriaconi, perdigiorno, morti di fame sono degni dei migliori legami che si formavano attorno (o attraverso) la tavola rotonda di un certo re Artù. Danny vive la sua personalissima odissea senza farsi mancare niente: battaglie, amori, viaggi, morte, approdo in una terra nuova e tragedia. Attorno a lui si forma una società con regole proprie, nuove e funzionanti perchè semplici e rispettate. Insomma un micromondo.
Un capitolo è semplicemente spettacolare, per me almeno. Poetico, scanzonato, toccante, profondo, morale. Ti si ficca nella testa e non ne esce facilmente. Si intitola "Come gli amici prestarono soccorso a un Caporale e in cambio ricevettero una lezione di paternità" e parla...beh meglio non dirlo perchè vale la pena anche di leggere solo quello.
Il finale non è per niente lieto. Soprattutto se lo si legge in una calda sera d'estate, nello scompartimento chiuso di un treno nell'adriatica, con il mare a sinistra, colline dorate a destra e gli occhi stanchi, ma rilassati, in mezzo a ricci lunghi e castani nel posto di fronte; occhi che ogni tanto ti perdi a guardare, che ogni tanto incroci e che ogni tanto ti fanno pensare che in qualche modo hanno a che fare con le pagine che hai tra le dita.
Ah, fa veramente ridere!

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